Dott. Michael Seefried
Traduzione a cura di Lucia
Faillaci e Michael Seefried
Vivere la propria vita
essendo membri di una comunità è una grande esigenza dell’essere umano.
Possiamo dire che l’essere
umano deve vivere in una comunità perché non è stato creato per vivere e
organizzarsi completamente da solo – ne nella vita privata ne nel lavoro.
Da quando esiste l’essere umano
esistono anche delle comunità. Sono gli elementi di base della nostra
società. Possiamo definirle addirittura
forme primordiali della convivenza: famiglia, rapporto di coppia, matrimonio,
stirpe, clan, bande sono esempi di forme di comunità.
Comunità implica un sentimento di appartenenza, un „noi-sentimento“. Uno
dei punti più importanti è che i membri della comunità abbiano un obiettivo in
comune. Non sempre l’appartenenza ad una comunità è libera; ne esistono anche
non libere.
Enorme trasformazione della
comunicazione e mobilità
Oggi come oggi l’essere umano avverte una profonda esigenza interiore di
svilupparsi liberamente, essere indipendente e di liberarsi da tutti gli
obblighi della società.
Negli ultimi secoli, soprattutto a partire dall’epoca dell’industrializzazione,
l’umanità ha percorso un enorme sviluppo. La rivoluzione tecnologica nei
settori della comunicazione e della mobilità (mezzi di trasporto, telefonia,
internet) e la trasformazione a livello di coscienza hanno profondamente
modificato la convivenza. Più persone possono comunicare contemporaneamente via
SMS, Apps, e-mail o conferenze telefoniche.
Ci rendiamo però conto che queste forme di comunicazione dal punto di vista
qualitativo sono diverse rispetto ad un colloquio personale. Parlare a tu per
tu ci permette di percepire nel colloquio lo stato d’animo, la mimica e quindi
l’emotività della persona presente.
Questi cambiamenti nell’ambito della comunicazione e della mobilità
influenzano enormemente la trasformazione delle comunità.
Da una parte facilitano l’entrare direttamente in contatto con altri e
formare delle comunità, dall’altra vediamo che le comunità formate velocemente
e spontaneamente spesso hanno meno profondità e offrono meno continuità e ed affidabilità.
Come e dove sorge una
comunità?
Dagli esempi seguenti possiamo capire quale sia la differenza tra una comunità
volontaria e libera da quella non libera e in quali circostanze può nascere:
quando una coppia oggi si sposa crea una comunità libera. Non è una cosa
ovvia. Nei secoli passati la donna è stata data in sposa spesso contro la sua
volontà. E ancora oggi esistono delle popolazioni nelle quali si usa formare
tali comunità non libere.
I bambini che nascono da questi legami fanno parte di queste comunità. A
questo punto possiamo chiederci se i bambini di questa comunità diventino
membri liberi o non liberi. Se partiamo dal presupposto
che i bambini si scelgano i loro genitori (come indicato da Rudolf
Steiner nelle sue conferenze sul karma), possiamo dire che qui c’é una certa
libertà da parte loro.
Quando possiamo parlare di
una comunità vera e propria?
Un esempio: quando prendiamo un aereo per andare in un altro paese con
altre 200 persone, non siamo ancora una comunità. Anche se abbiamo tutti la
stessa destinazione e usiamo insieme lo stesso mezzo di trasporto, non
percepiamo ancora un sentimento di appartenenza. Se però l’aereo viene
sequestrato, allora i passeggeri creano una comunità di destino.
Nella nostra scuola possiamo trovare diverse comunità che hanno una
continuità e stabilità importante perché condividono un periodo lungo: la
comunità di una classe, i docenti e cioè il collegio, i genitori sia di tutta la
scuola che di ciascuna classe e poi i diversi organi.
Comunità come opportunità di
trasformazione di coscienza
Quando consideriamo l’evoluzione dell’essere umano dal punto di vista dell’incontro
tra uomini e della realizzazione di una comunità, possiamo costatare che
l’umanità percorso delle fasi di sviluppo della coscienza. In passato
l’individuo era costretto a seguire un certo comportamento che era ancorato
alla tradizione e fissato dalla società, dalla stirpe o dalla famiglia.
Le leggi della consanguineità, che per secoli non sono mai state messe in
discussione, oggi non reggono più: cerchiamo di formare e realizzare delle comunità
il più possibile in maniera cosciente e libera. Però sperimentiamo sempre più quanto
sia difficile.
La libertà e il bisogno di individualizzazione sono degli elementi ancora
molto nuovi per molti di noi. Quindi non fanno ancora parte della nostra
personalità. Per questo motivo la percentuale di „single“, di separazioni, o di
famiglie „patchwork“ non é mai stata così alta come in questi tempi.
La relazione di coppia come
comunità
Una relazione di coppia vista come comunità è oggi un tema molto attuale:
moltissimi autori ne hanno già parlato e hanno scritto teorie sulla differenza
tra uomo e donna. Dal punto di vista antroposofico é importante sottolineare
che i corpi costitutivi in una donna sono diversi rispetto ad un uomo. La donna
ha un altro corpo vitale, un’altra costituzione animica. Anche la formazione del
corpo fisico, la distribuzione dei grassi e dei muscoli, i processi metabolici,
ormonali e ritmici funzionano diversamente, così come il sentire e il pensare.
Però esistono anche dei processi che coincidono tra i due sessi: Rudolf Steiner e altri autori parlano di
„anima e animus“: ogni uomo ha una parte femminile in sé e ogni donna una parte
maschile.
Quando parlo con quelle coppie che vivono una relazione bella e
soddisfacente, posso costatare che sono riuscite a mantenere una certa
venerazione e rispetto reciproci. Sono queste delle qualità che in momenti di
crisi reggono la relazione. Più queste qualità possono vivere in noi, più possono
essere di sostegno in una relazione di coppia.
La comunità “famiglia”
Quando una coppia ha un bambino allora nasce una nuova comunità: la
famiglia. Questo é un dato di fatto importante che viene spesso dimenticato
nella vita giornaliera. I genitori rimangono una comunità come coppia. Adesso è
importante curare due comunità. Più i genitori curano e formano la loro relazione
come comunità, più la famiglia può crescere come comunità. I genitori in questo
aspetto possono essere un buon esempio, al di là del loro compito di educare i
figli.
Quasi la metà delle famiglie in Svizzera viene spezzata da una separazione.
Questa tendenza sta aumentando. Quando si interrogano i genitori che si sono
lasciati, magari 10 o 20 anni dopo la separazione, si verificano spesso due
cose:
-una gran parte oggi non si separerebbe più;
-la separazione é stata sottovalutata come avvenimento doloroso e
traumatizzante per i loro figli.
Possiamo verificare che la distruzione dei vincoli familiari è un
avvenimento drammatico per tutti membri della comunità “famiglia“ anche se oggi
non esistono più i vincoli familiari di sangue.
Questo significa che, anche se sentiamo la profonda esigenza di vivere e
agire il più possibile in modo libero, individuale e autonomo, rimaniamo
dipendenti dalle leggi naturali: il padre rimane padre, la madre, madre, il
primogenito, primogenito ecc. . La comunità costruita come vincolo familiare
non si può distruggere semplicemente con la separazione dei genitori. Si
trasforma perché la vita giornaliera deve essere organizzata e vissuta in una
maniera diversa.
Quando un partner interrompe una relazione generalmente lo fa per
migliorare o salvare il proprio benessere. Ma si rischia facilmente di perdere
l’attenzione sugli altri membri della famiglia.
Conservazione della comunità
familiare nonostante una separazione
Uno dei compiti più importanti per i genitori che si vogliono separare é mantenere
i legami familiari. Questo può riuscire se i genitori tengono in seria
considerazione un principio fondamentale: si può interrompere solo la relazione
di coppia. I genitori rimangono genitori. Dal punto di vista sistemico-familiare
dovrebbero mantenere interamente i loro diritti e i loro doveri. Sarebbe un
accorgimento eccellente se potessero tenere del tutto separati la separazione della
coppia dal compito educativo. L’aspetto più importante per i bambini é poter
mantenere una comunità familiare nonostante la separazione dei genitori. Per il
bene dei loro figli, i genitori dovrebbero mettere da parte i loro problemi
personali e i dolori che hanno portato alla separazione. Questo non esclude che
i genitori possano iniziare una nuova relazione di coppia. Ma il “focus“ sul
bene dei bambini dovrebbe essere mantenuto dai genitori biologici. I bambini
hanno ancora il loro papa e la loro mamma. Dovrebbero poter percepire che i
genitori hanno conservato un rispetto reciproco.
Purtroppo la vita dimostra il contrario.
Spesso sono i bambini che portano impresse in se le colpe e le ferite dei
genitori che si fanno reciprocamente del male; si rendono conto se la madre
rifiuta interiormente il padre o è molto offesa e così anche una parte del bambino
si sente rifiutata. Viceversa vale lo stesso. Non si potrà mai trovare una
soluzione pacifica se i genitori continuano ad incolparsi reciprocamente.
Spesso sono i bambini che prendono inconsciamente su di se questa colpa, perché
provano una grande lealtà e amore per i loro genitori.
Quando dei genitori mi chiedono di aiutarli in una situazione di
separazione, è necessario che il padre e la madre siano disponibili a sedersi
con me intorno allo stesso tavolo. Insieme possiamo cercare di capire quali
potrebbero essere le soluzioni migliori per loro e per i bambini. Se possiamo
realizzare questo incontro a tre, riusciamo quasi sempre a trovare una
soluzione vivibile per tutti. E la comunità familiare può essere mantenuta viva!
Le scuole Rudolf Steiner
come comunità
Le scuole Rudolf Steiner si sono sviluppate come comunità con una
amministrazione autonoma per un impulso dato da Rudolf Steiner quasi 100 anni fa.
Questa struttura ha funzionato per un lungo periodo. I collegi delle scuole hanno
discusso molti o tutti i problemi nelle loro conferenze del giovedì. Hanno
sempre cercato di decidere insieme. Attualmente però questa forma di conduzione
in molte realtà é diventata rigida. Ci vuole un enorme sforzo, di tempo e di organizzazione,
affinché tutti i membri della comunità siano arrivati al punto di poter prendere
una decisione.
Per questo motivo molte scuole si stanno allontanando da questo concetto e
cercano nuove forme: da una parte perché le esigenze di struttura e
organizzazione sono aumentate moltissimo e sempre più ambiti richiedono una
maggiore professionalità; d’altra parte i docenti sono già molto occupati nel
loro lavoro pedagogico. Come si può organizzare una scuola evitando di avere un
capo? Qualcuno che decida come deve essere fatto il lavoro? La domanda è: come
dovrebbero essere organizzate oggi delle comunità in scuole Steiner?
Le comunità nelle scuole non dovrebbero essere organizzate in modo gerarchico
nel vecchio senso della parola. Abbiamo bisogno di persone che a seconda della
loro esperienza e della loro competenza ricevano potere nel senso di un mandato
chiaro e riconosciuto da eseguire per la comunità. Così si intende una nuova
forma di potere trasparente, non
nell’ambito delle polarità, così come
l’abbiamo conosciuto nella passata epoca culturale. Questa nuova forma di
potere è più da intendere come una forza nel senso del mandato, il poter agire
senza pregiudizi. È molto interessante verificare che questo mandato spesso
viene affidato a persone che
inizialmente non dimostrano particolare interesse ad assumersi questa
responsabilità.
La nuova epoca culturale deve
superare l’epoca delle polarità
Nel nostro tempo, caratterizzato dallo sviluppo di una coscienza autonoma
possiamo percepire da un lato un grande impulso all’individualismo, alla libertà
e alla auto-realizzazione, dall’ altra parte un aumento dell’isolamento dell’
individuo. Inoltre viviamo in un periodo nel quale si chiude un’epoca e ne comincia
una nuova.
L’epoca delle polarità (il bene e il male), delle religioni, della simpatia
e antipatia, dell’egoismo e del materialismo sta volgendo al termine. Sta
emergendo un’epoca nuova, che supera il materialismo come valore esistenziale e cerca l’equilibrio fra le polarità.
Il risultato: tra egoismo e altruismo potrebbe nascere un nuovo equilibrio.
Anche la capacità di percezione e le forme comunicative si trasformano.
Lo sviluppo delle media (mezzi di comunicazione di massa) comporta il
pericolo che si instauri uno scambio tra gli esseri umani che non può essere
più chiamato “comunicazione“, cioè scambio di idee, iniziative, aspetti etici o
sentimenti.
Elementi basilari ed essenziali per l’essere umano come il dialogo e la
conversazione possono abbruttirsi. Il nostro compito è riconoscere questa
tendenza e contrastarla coscientemente a seconda delle necessità. Aumentano le
ricerche che testimoniano questo pericoloso crescendo.
Anime ricercatrici: una
nuova generazione di bambini con una facoltà percettiva molto sottile
Possiamo verificare che attualmente sono in aumento i bambini con una
sensibilità particolare, i cosiddetti bambini indaco. Hanno una capacità
percettiva raffinata e vedono e vedono il mondo con occhi diversi dai nostri.
Possiamo chiamarli “anime ricercatrici”. Tali bambini spesso sono
ipersensibili, hanno una perfetta intuizione per gli stati d’animo di una
persona o di un gruppo di persone e manifestano un’autostima stabile. Spesso
hanno difficoltà ad adattarsi, se incompresi possono anche diventare aggressivi
o ribelli. Questa nuova generazione di bambini è stata descritta già a partire
dagli anni ‘80. Essi costituiscono per gli educatori una sfida enorme perché
non rientrano più nelle nostre norme sociali. Ora tocca agli esperti valutare
quando questi bambini hanno bisogno di un accompagnamento specifico oppure se
hanno bisogno di un approccio terapeutico.
Questo tendenza implica una valutazione su come una scuola nel futuro
dovrebbe essere strutturata.
Dar forma alla comunità come
atto culturale
Sia in una relazione di coppia sia in una scuola é un notevole impegno per
tutti formare, curare e mantenere una comunità. Non l’abbiamo imparato! I
nostri genitori e nonni non possono esserci d’aiuto. Ai loro tempi l’essere
umano ha vissuto la comunità in una maniera diversa rispetto a quelle che sono
le necessità odierne. Viviamo in un momento di passaggio tra la vecchia epoca
culturale e la nuova. Questo comporta delle trasformazioni enormi nella nostra
esistenza soprattutto sul tema: come riusciamo a strutturare la nostra vita
sociale e dare forma alle comunità?
Se riusciamo a vivere nella vita di tutti giorni delle qualità come la
venerazione e il rispetto, se possiamo guardare con curiosità alle novità che
questa epoca culturale ci porta incontro e se possiamo integrare questi cambiamenti
nella nostra vita, allora possiamo superare la sfida “comunità come atto
culturale“.
Di questo sono
convinto!